La scuola giapponese

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view post Posted on 1/10/2007, 14:48
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"They can keep their Heaven. When I die, I’d sooner go to Middle Earth"

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Il Giappone dispone di un sistema di istruzione moderno. L'anno scolastico inizia ad aprile e finisce a marzo.

Le scuole non obbligatorie comprendono l’asilo nido (per i bambini che hanno entrambi i genitori lavoratori o un solo genitore) e la scuola materna, la cui durata dipende dalle singole scuole, ma generalmente dura due anni, e la frequentano i bambini dell’età di 5-6 anni.

A 6 o 7 anni di età le bambine ed i bambini giapponesi entrano nella prima classe della scuola elementare, che prevede sei anni di studio: l'istruzione obbligatoria comprende elementari e medie inferiori (3 anni di studio) cui si aggiungono altri 3 anni non obbligatori di scuola media superiore, formando un sistema di istruzione scolastica del tipo "6-3-3", anche se dal 1999 alcune scuole hanno unito medie inferiori e superiori costituendo sei anni ininterrotti di scuola secondaria.

Un percorso parallelo è predisposto per gli studenti con disabilità fisiche o psichiche tramite le cosiddette scuole speciali (Special Education Schools), separate da quelle comuni.

Elementari
La scuola elementare dura sei anni e prevede l'insegnamento di:

lingua giapponese
matematica
musica
arte
educazione fisica
educazione civica
attività sul territorio (primo biennio)
economia domestica (dal 5º anno)
scienze sociali e scienze naturali (3º anno)

Medie inferiori
La scuola media dura tre anni e prevede l'insegnamento di:

lingua giapponese
matematica
musica
arte
educazione fisica e igiene
educazione civica
economia domestica
educazione tecnica
scienze sociali
scienze naturali
lingua straniera (normalmente inglese)

Medie superiori
Le scuole medie superiori durano tre anni. Per l'indirizzo generico, scelto dalla maggior parte degli studenti, prevede:

lingua giapponese e giapponese antico
matematica
musica
arte
educazione fisica e igiene
economia domestica
educazione tecnica
lingua straniera
informatica (introdotta solo recentemente)
Una minoranza di studenti sceglie indirizzi specifici alle superiori, tra i quali:

agricoltura
industria
commercio
marina-pesca
attività domestica
assistenza infermieristica
informatica
assistenza sociale
scienze naturali e matematiche
ginnastica
musica
arte
inglese

Storia
Dopo la proibizione imposta dal regime Tokugawa alla lettura di testi stranieri, nel 1720 i manuali tecnici occidentali furono nuovamente permessi con l'intento di colmare il divario tecnologico che separava il Giappone dalle avanzate ed aggressive potenze europee. Di pari passo si diffuse lo studio delle lingue.

Mentre le scuole feudali formavano tramite un rigoroso confucianesimo le nutrite fila dei samurai, Ishida Baigan elaborava lo shingaku (scienza del cuore), molto simile all'etica protestante cui Max Weber ricondusse lo sviluppo del capitalismo in Europa, che avrebbe contribuito alla modernizzazione del paese.

Nella metà del XIX secolo in Giappone, prima dell'era Meiji, era alfabetizzata quasi la metà della popolazione maschile ed un decimo di quella femminile, mentre l'istruzione elementare si era diffusa nelle campagne grazie ai templi. A fine secolo il Giappone investiva circa un terzo delle sue uscite in un sistema scolastico ben organizzato che annoverava anche scuole tecniche e professionali.

Nel 1937 il governo Konoe pubblica il libro di testo Principi fondamentali del sistema nazionale (國體の本義, Kokutai no hongi). L'affermazione della natura divina dell'imperatore ripresa dalla mitologia del Kojiki si accompagna ad un rigido confucianesimo tradizionale frammisto ad un'ideologia xenofoba di superiorità razziale (tan’itsu minzoku, razza pura e incontaminata) ed anticapitalista (esaltazione delle virtù contadine) cara al regime militare populista al potere.

Dopo la capitolazione, funzionari della polizia del pensiero si riciclano nel Ministero dell'Educazione mantenendo intatto il proprio ultraconservatorismo. Il Supremo Comando delle Potenze Alleate (SCAP) in Giappone porta da cinque a nove anni gli anni di istruzione obbligatoria, censura i libri di testo e riforma i corsi in modo da estirpare le basi dell'indottrinamento del regime deposto.

Lo SCAP democratizza e decentra il sistema scolastico: ai sei anni di elementari si affianca la scuola media mista (maschi e femmine) e, dopo l'obbligo, un triennio di scuole superiori. Ogni prefettura dovrà avere un'università pubblica e sono permesse (1948) scuole biennali di specializzazione. Per svuotare il ministero dei propri poteri si istituiscono su base provinciale e comunale consigli elettivi con potere decisionale su libri di testo, assunzioni e cariche nelle scuole. Esplode il numero di università pubbliche e private: dalle 70 del periodo prebellico si passa a più di 200 istituti di qualità assai diversificata. Si parte dai prestigiosi atenei di Tokyo (Tōdai) e Kyoto, fucine della classe dirigente, fino ad arrivare a istituti scadenti, spesso licei privati trasformati frettolosamente in università dopo la riforma.

Se i professori accolgono come cambiamento liberatorio le riforme, il Ministero dell'Educazione costituisce il polo conservatore del sistema di insegnamento, volto al ritorno dei valori tradizionali. Il conservatorismo del ministero è bilanciato dal Sindacato dei Professori Giapponesi (日本教職員組合, Nihon Kyōshokuin Kumiai, Nikkyōso) (1947) di area socialista. Dopo anni di repressione, l'ideologia marxista si diffonde nelle università, tanto che quando nel 1948 lo SCAP consiglierà la rimozione dei professori non graditi gli studenti risponderanno costituendo la Federazione delle associazioni autogestite degli studenti del Giappone (全日本学生自治会総連合, Zen-nihon gakusei jichikai sō rengō) o Zengakuren (全学連, Zengakuren) che guiderà la contestazione studentesca nel paese.

Il conservatorismo intriso di nazionalismo del Ministero dell'Educazione si ripercosse sulle relazioni con la Corea del Sud quando alla fine degli anni Novanta questi approvò un libro di testo revisionista in cui gli atti di aggressione del Giappone nel paese durante la Seconda Guerra mondiale venivano ridimensionati, minando il processo di riavvicinamento intrapreso nel novembre 1998 dal governo Obuchi che si era ufficialmente scusato per i medesimi fatti in occasione della visita dell'allora presidente sudcoreano Kim Dae Jung.


Peculiarità
Una caratteristica importante del sistema scolastico giapponese sono gli esami di ammissione, obbligatori ad ogni grado per entrare negli istituti privati (l’accesso alle scuole pubbliche è aperto, ma il loro livello qualitativo è estremamente basso e i diplomi che vi conseguono non sono spendibili sul mercato del lavoro, per cui la stragrande maggioranza delle famiglie giapponesi cerca di mandare i propri figli alle scuole private). Tali esami, soprattutto quello per l’ammissione all’università, sono estremamente difficili e non possono essere affrontati con una preparazione generica, e per questo la maggior parte degli studenti giapponesi, al termine della giornata scolastica (che inizia alle 08.50 e si prolunga sino alle 16.00), si recano ai corsi di ripetizioni integrative (a pagamento), che solitamente iniziano alle 17.00 e possono durare sino alle 23.30 di sera, quando il doposcuola chiude. In realtà gli studenti possono terminare anche alle 21.00, ma non sono rari i casi di famiglie che obbligano i figli a frequentare sino all’ultimo queste ripetizioni. Questa mole di studio, che ad occhi occidentali appare incredibilmente eccessiva, è giustificata dalla circostanza che ancora oggi il sistema lavorativo giapponese offre posti quasi sicuri ai laureati, e garantisce l’occupazione a vita. Per questo ottenere un diploma con ottimi voti nelle università private del paese costituisce un obiettivo fondamentale che giustifica le ingenti spese e i sacrifici delle famiglie giapponesi per l’educazione dei figli.

Le scuole giapponesi sono note per il loro rigore, in quanto la severità dell’istituto è considerato come nota di merito e aggiunge valore al diploma conseguito. L’osservanza dei regolamenti scolastici (che cambiano da istituto a istituto) è d’obbligo, e le pene sono molto severe (e spesso fisiche) per i trasgressori. I regolamenti sono estremamente puntigliosi, arrivano a precisare anche i dettagli più insignificanti delle uniformi scolastiche, ma anche in questo caso le infrazioni non sono tollerate. Il rigore con cui gli studenti giapponesi sono allevati inizia sin dall’asilo prosegue per tutta la durata della scuola dell’obbligo, e all’università. Tiziano Terzani ha scritto:

«L'impressione che si ha degli studenti giapponesi è quella di una massa rigidamente controllata e continuamente sotto pressione. A vederli uscire al mattino dalle stazioni della metropolitana, tutti nelle loro uniformi scure, i più piccoli con la cartella sulle spalle, e mettersi poi rigidamente in fila, sugli attenti nei cortili delle scuole, si pensa più a soldatini che a scolari.»


Tuttavia, anche all’interno del paese si sono levate molte voci critiche contro un sistema scolastico che tende ad uniformare tutti i giovani, a imporre un modello conformista e a spegnere ogni creatività.


Prospettiva occidentale
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La partecipazione a programmi di scambio culturale (es. JET Programme) e la fruizione di opere di finzione ambientate in Giappone hanno aumentato la curiosità occidentale per la vita scolastica in Giappone. Sono oggi disponibili numerosi resoconti dei partecipanti agli scambi culturali verso il Giappone, principalmente assunti come assistenti agli insegnanti di lingua inglese, che trattano da una prospettiva occidentale l'organizzazione interna della scuola giapponese e aiutano a compensare la relativa scarsità di fonti primarie in lingue occidentali a fronte di corposi rapporti statistici invece numerosi e molto dettagliati, stilati dai ministeri anche in lingua inglese.


Opere di finzione
La vita scolastica giapponese è anche al centro di numerosi manga cartoni animati giapponesi importati nei paesi occidentali. Può essere poco più che semplice ambientazione oppure affrontare tematiche più complesse (es. Great Teacher Onizuka di Tohru Fujisawa).

L'elemento di costume forse più riconoscibile della vita scolastica nel fumetto e nell'animazione giapponesi è la divisa scolastica delle scuole medie inferiori e superiori (fuku alla marinara per le studentesse), usata anche come indumento elegante da indossare in occasioni speciali.

Preso da:Wikipedia
 
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nanaXX
view post Posted on 3/10/2007, 12:54




uaho!quanta robaXD hai fatto un mix di quello che abbiamo scritto un pò tutti+__+ è un total perfect*__*
 
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1 replies since 1/10/2007, 14:48   990 views
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